In Italia, la normativa che disciplina la sicurezza sul lavoro ha l’obiettivo di tutelare la salute ed il benessere dei lavoratori riducendo gli infortuni e le malattie professionali.
Il Testo Unico sulla Sicurezza non definisce il lavoro in solitudine come pericoloso per sé, ma cita dei lavori “a rischio” per i quali è richiesta la presenza di almeno due persone. Si possono quindi considerare lavoratori isolati tutti i lavoratori che svolgono un’attività senza la presenza di almeno una seconda persona che possa prestar loro soccorso in caso di necessità.
È compito del responsabile per la sicurezza valutare le condizioni del lavoro in solitudine che possono presentare dei rischi. È facile immaginare questi rischi in situazioni dove il lavoro è svolto in luoghi remoti o di difficile accesso, ma anche un guardiano notturno o un impiegato che si trovi a lavorare di sabato o domenica in un ufficio vuoto sarebbero soli in caso di bisogno.
Inoltre, si rientra nelle condizioni di “lavoratore isolato” anche quando le condizioni ambientali sono particolari e non consentono la comunicazione verbale oppure impediscono alcuni movimenti o, ancora, sono potenzialmente mortali come ad esempio lavorare in una cella frigorifera.